martedì 29 marzo 2016

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sabato 30 gennaio 2016

DEPRESSIONE: cosa significa sentirsi depressi e qual è il rimedio!


La depressione è caratterizzata da un abbassamento del tono dell’umore che perdura nel tempo. La persona si sente vuota, triste e incompresa. 


Alzarsi dal letto la mattina e affrontare la giornata diventa una sfida immane. Tutto il mondo viene visto in bianco e nero, ciò che prima procurava piacere alla persona adesso perde ogni suo significato. Prendersi cura degli altri e di se stessi non ha più alcun senso. Possono verificarsi alterazioni del sonno, perdita o aumento di appetito. La persona prova un forte senso di colpa, si autosvaluta e la propria autostima è a pezzi. Il passato viene visto in modo negativo, il presente ed il futuro senza speranza. L’umore depresso, generalmente, deriva da un’esperienza che l’individuo valuta come una perdita irrimediabile, sia essa di tipo materiale e tangibile o di tipo affettivo.
Tutto questo causa una diminuzione significativa della capacità di adattamento della persona e delle sue capacità di funzionamento.

Trattamento cognitivo della depressione

Le tecniche cognitive hanno come obiettivo quello di insegnare al paziente a individuare e modificare le convinzioni disfunzionali che predispongono a travisare la propria esperienza in termini negativi.
Il primo obiettivo è quello di raggiungere una maggiore consapevolezza dei propri pensieri negativi e collegarli alle proprie emozioni. La seduta di terapia sarà l’occasione per lasciar andare liberamente i propri pensieri e le proprie preoccupazioni senza il timore di essere giudicati e in questo modo prendere consapevolezza di essi e constatare in che modo possono essere la causa del nostro stato d’animo spiacevole

Molto spesso, la persona depressa è convinta di non riuscire più a svolgere le attività che prima svolgeva senza problemi, in quanto non ha più voglia di fare nulla e vorrebbe solo lasciarsi andare. È anche convinta che da tale situazione non uscirà più. Le tecniche comportamentali dimostrano al paziente che il suo comportamento è influenzato da convinzioni erronee.
La terapia cognitivo-comportamentale attraverso un percorso di presa in carico, accoglienza ed empatia porta il paziente a riacquistare gradualmente le proprie capacità, a ridurre lo stato di disagio e sofferenza per una vita piena, attiva e conforme ai nostri obiettivi ed ideali.

ANSIA: perchè esiste e perchè non temerla!!


L’ansia è uno dei vissuti più comuni e che più spesso preoccupano le persone al giorno d’oggi. 


Essa sopraggiunge indesiderata nei momenti meno opportuni, la notte quando si cerca di prender sonno, prima di un esame importante, al primo appuntamento con una persona che ci piace, durante un volo aereo o quando magari dobbiamo parlare davanti ad un pubblico e temiamo di fare brutta figura. Livelli di ansia elevati possono ledere la performance dell’individuo o portare all’evitamento di certe situazioni creando quindi un grave disagio per la vita sociale e lavorativa della persona.

 

Ma se questa maledetta ansia, tanto odiata e tanto temuta, esiste, un motivo ci sarà!

L’ansia intesa come «anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuri, accompagnata da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di tensione» (American Psychiatric Association, 1994) è la rimanente dei meccanismi di attacco e fuga che l’uomo moderno si porta dietro nella sua evoluzione filogenetica.
Se c’è un pericolo, grazie al meccanismo dell’ansia, posso prepararmi ad attaccare o a fuggire.
Pensiamo ad esempio all’uomo primitivo. Egli, alla vista di un animale feroce aveva a disposizione un meccanismo innato che portava ad una accelerazione del battito cardiaco, ad un aumento della pressione sanguigna ed inoltre dirottava il sangue verso i muscoli e verso gli organi più importanti del nostro corpo. In questo modo, l’uomo delle caverne era pronto per affrontare il feroce animale.
Nella società moderna, per fortuna, non ci sono più bestie feroci che minacciano le nostre esistenze, ma ci sono comunque degli eventi che noi “interpretiamo” come pericoli e che, per tale motivo, portano all’attivazione dei meccanismi di attacco e fuga collegati all’ansia.

L’animale selvaggio che ci vuole mangiare oggi si è trasformato nell’interrogazione a scuola, nella visita medica o nell’incertezza del nostro futuro.
Il meccanismo dell’ansia è naturale e funzionale, non possiamo eliminarlo, ma grazie al supporto psicologico possiamo imparare a gestirlo. 

Secondo Beck, il fondatore della psicoterapia cognitiva, la persona ansiosa tende ad usare in modo sistematico degli schemi cognitivi che tendono a distorcere le informazioni provenienti dalla realtà, per cui l’individuo percepisce un allarme in assenza di pericolo ed ha una percezione soggettiva di vulnerabilità e ,mancanza di controllo. Uno dei principali metodi per gestire l’ansia sarà quindi quello di indagare e ristrutturare questi convincimenti disfunzionali e fare così in modo che la persona riesca a raggiungere i propri obiettivi ed abbia una migliore qualità della vita.

 

Bibliografia

American Psychiatric Association (1994), DSM-IV Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, IV edition, American Psychiatric Association, Washington.

Beck A.T., (1984), Principi di terapia cognitiva. Un approccio nuovo alla cura dei disturbi affettivi, Astrolabio, Roma.

Galeazzi A., Meazzini P. (2004), Mente e Comportamento. Trattato italiano di psicoterapia cognitivo-comportamentale, Giunti Editore Spa.