L’ansia è uno dei vissuti più comuni e che più spesso preoccupano le persone al giorno d’oggi.
Essa sopraggiunge indesiderata nei momenti meno opportuni, la notte
quando si cerca di prender sonno, prima di un esame importante, al
primo appuntamento con una persona che ci piace, durante un volo
aereo o quando magari dobbiamo parlare davanti ad un pubblico e
temiamo di fare brutta figura. Livelli di ansia elevati possono
ledere la performance dell’individuo o portare all’evitamento di
certe situazioni creando quindi un grave disagio per la vita sociale
e lavorativa della persona.
Ma se questa maledetta ansia, tanto odiata e tanto temuta, esiste, un motivo ci sarà!
L’ansia intesa come «anticipazione
apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuri,
accompagnata da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di
tensione» (American Psychiatric Association, 1994) è la rimanente
dei meccanismi di attacco e fuga che l’uomo moderno si porta dietro
nella sua evoluzione filogenetica.
Se c’è un pericolo, grazie al
meccanismo dell’ansia, posso prepararmi ad attaccare o a fuggire.
Pensiamo ad esempio all’uomo
primitivo. Egli, alla vista di un animale feroce aveva a disposizione
un meccanismo innato che portava ad una accelerazione del battito
cardiaco, ad un aumento della pressione sanguigna ed inoltre
dirottava il sangue verso i muscoli e verso gli organi più
importanti del nostro corpo. In questo modo, l’uomo delle caverne
era pronto per affrontare il feroce animale.
Nella società moderna, per fortuna,
non ci sono più bestie feroci che minacciano le nostre esistenze, ma
ci sono comunque degli eventi che noi “interpretiamo” come
pericoli e che, per tale motivo, portano all’attivazione dei
meccanismi di attacco e fuga collegati all’ansia.
L’animale selvaggio che ci vuole
mangiare oggi si è trasformato nell’interrogazione a scuola, nella
visita medica o nell’incertezza del nostro futuro.
Il meccanismo dell’ansia è naturale
e funzionale, non possiamo eliminarlo, ma grazie al supporto
psicologico possiamo imparare a gestirlo.
Secondo Beck, il fondatore della
psicoterapia cognitiva, la persona ansiosa tende ad usare in modo
sistematico degli schemi cognitivi che tendono a distorcere le
informazioni provenienti dalla realtà, per cui l’individuo
percepisce un allarme in assenza di pericolo ed ha una percezione
soggettiva di vulnerabilità e ,mancanza di controllo. Uno dei
principali metodi per gestire l’ansia sarà quindi quello di
indagare e ristrutturare questi convincimenti disfunzionali e fare
così in modo che la persona riesca a raggiungere i propri obiettivi
ed abbia una migliore qualità della vita.
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